24 luglio 2024

L’addio di un giornalista da sempre fuori dagli schemi
NIN GUARIENTI, CHE SOGNAVA
DI CAVALCARE IN SOLITUDINE
Per “La coda del drago” il suo ultimo articolo, sulla boxe come scuola di vita- Stava lavorando per il prossimo numero a una storia da raccontare nella chiave del realismo fantastico-

Il Nin Guarienti ci ha lasciato. “Il Nin”? Giusto così, con l’articolo iniziale mutuato dalla lingua cimbrica (“Taucias Gareida”, dialetto bavarese del Duecento) che ha irrorato nei secoli la parlata veronese. Di nome, “il Nin”, faceva Giovanni Battista ma se a qualcuno fosse venuto in mente di chiamarlo così, prima Giovanni e poi Battista, duplicandolo con un esametro a strascico, lui l’avrebbe guardato in tralice prima di suggerirgli con nonchalance frequentazioni curiali. Laico d’indole, prima ancora che per scelta. Quindi pragmatico. Sbrigativo. Con un diminutivo, “il Nin”, che richiama il tintinnio di un pensiero sulla rampa di lancio.
Il problema (quanto fatica per arrivare a scriverlo) è che “il Nin” ci ha lasciato. Lo ha fatto all’improvviso, con uno di quei colpi di sterzo che tante volte gli hanno fatto compagnia nel mestiere di giornalista e nella vita. La ruota del destino ha assecondato anche nel momento del congedo l’abitudine anarchica di porsi oltre i confini della consuetudine. Da giornalista fuori dagli schemi, spiritualmente non allineato, amava gli sport “scuola di vita” e li raccontava con incantevole leggerezza. La boxe, per esempio, di cui ha indagato le origini per il quinto numero de “La coda del drago” proiettando l’attenzione sui duelli rusticani a pugni nudi e fermando il tempo, con qualche virgola di nostalgia, quando le storie di Tiberio Mitri e Duilio Loi, di Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi, gli hanno preso la mano modulando da sole la trama del racconto. Ma a incantarlo era stata soprattutto l’intervista che Gianluigi Mazza, studente con vocazione letteraria de “La Sapienza”, ha realizzato con Roberto Micheli a proposito dei “dolci ciccioni”, una serie di dipinti dalla chiara impronta visionaria che regalano del pugilato un’immagine più fiabesca che favolistica. La curiosità di conoscere, e di percorrere strade inusitate, aveva restituito al Nin anche le antiche cadenze di un mestiere, quello del giornalista, praticato da sempre con passione artigianale. Mestiere, appunto, mai professione. Nobilitando in questo anche la scelta di tutti coloro che percuotendo in lungo e in largo le tastiere del computer o dell’Olivetti sono orgogliosi (nos inter eos) di qualificarsi come “artigiani del polpastrello”.
Il ritorno alla scrittura di sport dopo le avventure ormai datate vissute sulle pagine de Il Giorno lungo i sentieri dello scudetto dell’Hellas, lo aveva in qualche modo caricato di una solare leggerezza emotiva. Per qualche anno “il Nin” si era dedicato alla realizzazione di fantasiosi libri illustrati per due lettori speciali: i nipotini figli di Giorgia, multiforme pensatrice cui il DNA di casa Guarienti & Castelli ha consegnato in dote in uguale misura frenesia creativa e senso pratico. Lei stessa, Giorgia, recente autrice di un libro per bambini, “Il segreto della Creatura”, d’un genere che ama definire “mistery”, pieno di magie e di sogni. Quei sogni che proprio “il Nin” aveva afferrato per la coda (del drago, ma lui ancora non lo sapeva) proiettandoli al di là dell’orizzonte. L’idea della prossima avventura sportiva stava lentamente prendendo forma: sognava di cavalcare in solitudine, “il Nin”, lungo i sentieri meno battuti della Valpolicella, quelli (un sogno, appunto) “solo a lui noti”, e di raccontarli nella chiave del realismo fantastico. Preveggenza sciamanica, viene da pensare, espressione di uno spirito libero abituato a viaggiare con la mente in spazi sempre più dilatati, affascinato dal “non conosciuto” ma più ancora, forse, dall’”inconoscibile”.
https://www.terre.it/interviste/scrittori-illustratori/giorgia-guarienti-racconta-il-segreto-della-creatura/

Sulla rivista di letteratura sportiva “La coda del drago”

L’ULTIMO ARTICOLO DI GUARIENTI

UN INNO ALLA BOXE “NOBLE ART” Da giornalista fuori dagli schemi, spiritualmente non allineato, amava gli sport “scuola di vita” e li raccontava con incantevole leggerezza- Stava preparando un articolo sull’unica disciplina che ha praticato senza farne un obiettivo agonistico: l’equitazione- Sognava di cavalcare in solitudine lungo i sentieri meno battuti della Valpolicella

Nin con Gilberto Lonardi e Gianni Cancellieri.

Infine con il,suo amato cane.

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