Corriere della sera di Sabato 24 agosto 2024, p. 24
LA STORIA
CAMPIONI A 9O ANNI
LE IMPRESE (SENZA ETA’) DEI DUE ATLETI ITALIANI CHE HANNO VINTO L’ORO AI MONDIALI DI GOTEBORG
I 10 mila metri di Angelo:
«Coltivo L’orto e mi sento un ragazzo».
La velocista Emma e il record sui 200:
«Ho sempre mangiato di tutto»
L’omaggio della Federatletica
Emma è una velocista, specialità 200 metri. Angelo un fondista, nell’ultima gara ha trionfato nei 10.000 metri. Hanno in comune una passione incontenibile per lo sport, un’ironia contagiosa, un bicchiere di vino a pasto, e una medaglia d’oro al collo, quella di campioni del mondo master. Dimenticavamo: l’altro dato in comune è che hanno entrambi superato i 90 anni. Emma Maria Mazzenga, di Padova, ne ha fatti 91 il primo agosto, Angelo Squadrone, pugliese da una vita a Pisa, ne ha compiuti 95 il 21 febbraio.
Stefano Mei, il presidente della Federazione italiana di atletica leggera, gli ha reso omaggio come dei veri fuoriclasse. Ai recenti Mondiali di Göteborg, in Svezia, lei ha avuto la meglio su una statunitense chiudendo in 52”08. «C’erano due metri di vento contrario, il tempo non è granché. Io ero la favorita, in gara la tensione c’è sempre». Scherza: «L’importante era non inciampare». Era l’atleta da battere perché a giugno aveva migliorato il proprio primato over 90 (50”33).
Tesserata con l’Atletica Insieme Verona, di record mondiali in realtà ne detiene 5, più 9 europei e 28 migliori prestazioni italiane. Da ragazzina giocava a pallavolo e pallacanestro, all’università (laurea in Scienze biologiche) ha praticato atletica, poi ha smesso, ha insegnato e avuto due figli. Ha ripreso lo sport quando è andata in pensione. «All’inizio facevo anche campestri, e soprattutto 400 e 200. Adesso i medici mi hanno sconsigliato i 400 perché sono troppo impegnativi. Meglio così, perché finivo distrutta». Si allena tre volte alla settimana. «Due volte in pista, prima una corsetta leggera poi allunghi di 50-60 metri, un’ora al massimo. L’altra invece vado vicino a casa, lungo il Bacchiglione, ci sono lampioni ogni 25 metri così posso misurare la distanza degli scatti».
Le piace leggere e viaggiare («Ho girato tanto anche grazie alle gare»), guida l’auto («Finché me lo lasciano fare, ma decido io quando è il momento di smettere»), vive e fa tutto da sola, comprese le pulizie («È un modo per muoversi»). Non ha mai seguito una dieta particolare: «Ho sempre mangiato un po’ di tutto. Ultimamente ho un po’ ridotto le quantità». Si concede qualche trasgressione: «Mezzo bicchiere di vino a ogni pasto, Merlot o Cabernet».
Anche Angelo Squadrone mangia un po’ di tutto, a partire dai prodotti dell’orto che cura personalmente. «Pomodori, fagiolini, adesso ci sono ancora delle more. E poi ho cachi, un albero di limoni e tre di melograni». Sarà questo il segreto della sua longevità? «Se mi chiedono l’età, io rispondo vent’anni, perché è quella che mi sento… Soprattutto se me lo chiede una ragazza» aggiunge ridendo. Fa parte della società Marathon Club di Pisa, ma è anche presidente onorario del Club Super Marathon, gli stacanovisti della distanza. È stato ufficiale della Folgore fino al grado di colonnello. Le sue attività si contano a centinaia: «400 lanci con il paracadute, di tutti i tipi. Altrettante maratone, anche se ufficialmente sono 133: otto volte a Venezia, 12 a Pisa, 25 a Roma». Un palmares di tutto rispetto: 7 campionati mondiali, un’infinità di titoli europei e italiani su distanze dagli 800 metri alla mezza maratona. Per far capire di che tempra è fatto, sentite come si è preparato per Göteborg. «Ho partecipato alla Orta 10 in 1o: ho corso per 10 giorni di seguito, ogni giorno 10 chilometri».
Emma Mazzenga spiega perché non può fare a meno dello sport. «Perché mi dà un benessere fisico e psichico, scarico le tensioni e mi ha aiutato a superare momenti difficili. L’attività fisica ti aiuta a vivere, a non vegetare». Angelo Squadrone ricorda che corre «da quando ero bambino. Per andare a scuola facevo tre chilometri ad andare e tre a tornare». E poi vincere gli dà un’emozione in più: «Sono cresciuto con l’orgoglio di essere italiano. Quando si alza il Tricolore e sento l’inno di Mameli, mi commuovo».
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