Sogni, gioie e fatiche
UNA MARATONA
DI ESAMI
PER UNO SPORT
A 360 GRADI
di Giuliana Beretta
È fine dicembre del 2004, fa freddo ed è tutto bianco attorno a me. Che fatica seguire due tracce bianche con questi “cosi lunghi” ai piedi. Mi sento quasi soffocare. Non ho tutti i torti, mamma mi ha preparata per la spedizione sull’Everest: due maglie termiche, due calzamaglie, calzettoni di lana, tuta pesante a salopette che nasconde l’intimo termico, guanti, berretto e sciarpa. Sopporto. Seguo le tracce. Su in salita e poi giù in discesa a tutta velocità. Ancora e ancora. Insieme a tanti altri bambini. Che bello. Domani voglio tornarci di nuovo. Mi immagino così all’età di 4 anni a “muovere i miei primi passi” sugli sci di fondo nel tracciato di Chinaec, la pista di casa, in Valle di Ledro.
Oggi, a 24 anni, posso dire che parecchio è cambiato, ma tanto altro è rimasto invariato. Ogni inverno, il paesaggio di Chinaec si ripete con la sua familiarità rassicurante: gli stessi sci, le stesse tracce e le stesse salite e discese. Io, invece, non sono più la bambina che gioca e si allena con i suoi compagni di squadra seguendo le indicazioni dell’allenatore, ma sono diventata io stessa maestra e allenatrice dei bambini iscritti all’agonistica. Un cambiamento di ruolo che porta con sé una trasformazione di prospettiva, ad esempio riguardo alla fatica in questo sport. Ad oggi, attribuisco alla parola fatica un significato molto più ampio rispetto al passato, quando l’associavo prettamente alla mia attività agonistica. Ora, la fatica non è più una sfida individuale, ma un elemento centrale del mio ruolo di allenatrice. “Quanto sarà sopportabile questo esercizio per “i miei bambini”?”, ogni allenamento diventa un’occasione per pormi la stessa domanda. Il mio obiettivo è far sì che i ragazzi sperimentino la fatica, a patto che sia gestibile. Desidero che imparino a riconoscerla non come un ostacolo, ma come una compagna di viaggio con cui affrontare le sfide e raggiungere i propri sogni. Allenarsi con costanza e fatica non è solo sinonimo di miglioramento fisico, ma la costruzione di una resilienza interiore che servirà loro nello sport e ancor di più in molti aspetti della vita.
Seppur nel mio piccolo, con allenamenti e gare di sci di fondo a livello agonistico e con risultati medi, posso dire di aver provato la fatica, tanta fatica. Spesso a fine gara mi risuonava nella testa la frase “ma chi me l’ha fatto fare?”. Eppure, inspiegabilmente al tempo e più comprensibilmente ora, questo “maledetto sport della fatica” faceva nuovamente capolino nella mia routine già nei giorni successivi. Ancora oggi mi piace fare fatica: correre in montagna, in strada, sciare e sudare una maglietta nei circuiti in palestra. Mi iscrivo ancora pure a qualche gara di endurance. Perché è proprio così per me, le attività più impegnative sono le più soddisfacenti.
Caro lettore, se sei arrivato fino a qui, sono sicura che la voglia di agganciare gli sci di fondo ai piedi sia tramontata completamente. Invece, ti posso assicurare, che lo sci di fondo è uno sport divertente. Non ti annoi di sicuro. In pista puoi affrontare non solo salite, ma anche pianure e discese adrenaliniche. Il tutto alla tua portata: pista blu per i principianti, pista rossa per gli sciatori di livello intermedio e pista nera per i più esperti. Qualora ti fosse venuto quel matto desiderio di iscriverti all’agonistica di sci di fondo, ti dico fin da subito che la preparazione sportiva inizia a giugno. No, non si allacciano gli sci già a giugno, ma si usano gli “sci con le rotelle”, o meglio conosciuti come skiroll e poi si pratica la corsa, bici, camminata in montagna, nuoto, canoa, palestra. Ebbene sì, lo sci di fondo prevede una preparazione sportiva multidisciplinare. Variare attività è stimolante e allo stesso tempo contribuisce a sviluppare capacità fisiche fondamentali per eccellere nella disciplina principale.
La mia personale preparazione sportiva è quella che svolgo tutt’ora per i “bambini dell’agonistica” a luogo in Valle di Ledro, in provincia di Trento, dove sono cresciuta e dove vivo ancora. La Valle di Ledro ha la fortuna di essere adatta agli allenamenti di sci di fondo, così come a quelli di altri sport, grazie al suo lago navigabile e balneabile in estate, alle montagne dove camminare, correre e persino sciare i mesi restanti.
Probabilmente ti starai chiedendo chi sono io per scrivere riguardo allo sci di fondo senza alcuna medaglia rilevante al collo. La risposta è facile, ovvero, mi piace fare sport, farlo praticare ad altri e parlare di sport a 360 gradi. Così come tanti atri ragazzi e ragazze. Con queste righe vorrei raccontarti cos’è per me lo sport, forse anche tu potresti riconoscerti nelle mie parole. A 4 anni i miei genitori mi hanno iscritta al primo corso di sci di fondo durante le vacanze di Natale. Chi l’avrebbe mai detto che una scelta di mamma e papà influisse così tanto sul mio presente e su ciò che desidero per il mio futuro?
L’agonismo non fa più parte della mia routine, eppure non ho mai lasciato davvero questo sport, tanto meno lui ha abbandonato me. A febbraio 2022 ho iniziato il Corso Maestri di Sci di Fondo in Trentino e da marzo 2024 sono ufficialmente maestra. Pratico la professione tra la Valle di Ledro e il Monte Bondone. Oltre agli sport invernali, catturano la mia attenzione anche l’atletica, gli sport acquatici, il tennis e il calcio. Questa passione per lo sport a tutto tondo spero diventi un domani il lavoro che mi occupa le giornate intere e non solo l’inverno.
Attualmente sono in cammino nel mio percorso di laurea magistrale in “Management delle attività sportive innovative e sostenibili” presso l’Università di Verona, con sede a Vicenza. Questo corso magistrale offre tre sbocchi professionali: sport manager, responsabile gestione eventi sportivi e comunicazione, manager di atleti e/o squadre di atleti. So per certo che mi piacerebbe lavorare nel settore professionistico, avere a che fare con atleti e vivere la loro quotidianità dentro e fuori dal campo. In più, sarebbe stimolante curare la comunicazione, veicolare messaggi tramite video e social e intervistare gli atleti riportando le loro sensazioni a chi li segue.
Sopra ho citato la fatica come ottima compagna di viaggio per raggiungere i propri sogni. È proprio così. Riuscire ad iscrivermi al corso di laurea magistrale a Verona per me non è stato automatico. Da poco avevo concluso la laurea triennale in “Lingue Moderne per l’intermediazione turistica e d’impresa” presso l’Università di Trento e sentivo nel profondo l’esigenza di cambiare rotta. Dopo cinque anni di liceo linguistico e una laurea triennale in lingue, ero alla ricerca di nuovi stimoli. Lo sport è sempre stato la mia unica costante. Volevo studiare sport. Così ho deciso di iscrivermi ad alcuni esami del corso di laurea triennale in Scienze Motorie a Verona per poter poi accedere al corso magistrale di Management dello sport. Una “maratona di esami” che mi ha richiesto molto impegno per ottenere l’immatricolazione in tempo. Ho messo in atto tutta la determinazione che lo sport ti insegna. A settembre 2023 sono riuscita ad iniziare il percorso magistrale e, ad oggi, studiare lo sport e poterlo insegnare tramite lo sci mi rende felice. Forse la scelta fatta da mamma e papà di agganciarmi quei “cosi lunghi” ai piedi quando ero piccina non è stata poi così male. Grazie alla loro scelta, e senza pressioni da parte loro, ho amato lo sport, sia la fatica che il divertimento. Grazie alla loro scelta è nata una forte passione per lo sport a 360 gradi che mi ha permesso di creare il mio presente e mi permette tutt’ora di sognare il mio futuro.
Nella foto: Giuliana Beretta in cattedra per una lezione a Scienze motorie con Leonardo Chistè, Maurizio Iorio e Romano Mattè.
Giuliana Beretta, studentessa del corso magistrale di management dello sport, si è classificataal secondo posto, nel 2023, al Premio nazionale di letteratura sportiva Città di Verona. Collabora alla rivista “La coda del drago”.
Comments are closed