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HOMO LUDENS
HOMO LUDENS , recensione
Il gioco, spesso considerato una semplice frivolezza o un passatempo per bambini, ha un significato più profondo nel plasmare la cultura e la società umana.
Johan Huizinga, importante storico e linguista olandese, ha approfondito questo concetto nella sua opera fondamentale Homo Ludens: Uno studio sull’elemento ludico nella cultura. Pubblicato per la prima volta nel 1938, e apparso in italiano solo nel 1946, il libro presenta un’analisi innovativa del gioco come caratteristica fondamentale e distintiva degli esseri umani ed esplora la sua profonda influenza sullo sviluppo della civiltà.
Comprendere L’Homo Ludens
Il termine Homo Ludens si traduce in Uomo che gioca o Uomo giocatore. In quest’opera, Huizinga sostiene che il gioco non è solo un’attività ricreativa, ma un aspetto cruciale della vita umana, profondamente intrecciato con la creatività, l’interazione sociale e la formazione di norme culturali. Egli sfida l’idea prevalente che il gioco sia solo un diversivo, affermando che è una forza vitale che permea l’esistenza umana.
Origini e Natura Del Gioco
Huizinga rintraccia le origini del gioco nel comportamento animale. Sottolinea che il gioco non è un’esclusiva degli esseri umani; può essere osservato in tutto il regno animale, dai gattini che giocano a fare la lotta alle scimmie che si impegnano in finte battaglie. Tuttavia Huizinga sottolinea che è proprio nella società umana che il gioco assume una forma peculiare, trascendendo il biologico e diventando un’attività simbolica con regole e strutture proprie.
ll Gioco Come Fenomeno Culturale
Secondo Huizinga, il gioco non si limita alle attività del tempo libero, ma è evidente anche in varie pratiche e istituzioni culturali. Egli individua l’influenza del gioco nel linguaggio, nei rituali, nell’arte, nella religione e nello sport. Sostiene che molte di queste espressioni culturali hanno origine nella natura ludica delle prime società umane, per poi trasformarsi in forme complesse di rappresentazione simbolica.
Gioco E Civiltà
In Homo Ludens, Huizinga esplora come il gioco sia parte integrante dello sviluppo e del mantenimento delle civiltà. Egli sostiene che le prime società hanno utilizzato il gioco per creare legami comunitari e stabilire norme e valori. Rituali, feste e giochi servivano come meccanismi di integrazione e coesione sociale. Nel corso del tempo, il gioco si è evoluto in attività più strutturate e organizzate, come gli sport e i giochi formalizzati, fornendo uno sfogo agli istinti competitivi e promuovendo un senso di identità collettiva.
Cerchio Magico e Mondo Del Gioco
Huizinga introduce il concetto di cerchio magico, un confine metaforico che separa il gioco dalla vita ordinaria. All’interno di questo spazio designato, gli individui sospendono volontariamente l’incredulità ed entrano in un regno di gioco, governato da regole e convenzioni uniche. Questo concetto è particolarmente rilevante per comprendere il fascino dei giochi e la loro capacità di coinvolgere i partecipanti in un’esperienza autonoma e coinvolgente.
Rilevanza Contemporanea
Homo Ludens continua a risuonare tra gli studiosi di tutte le discipline. Le sue intuizioni sul significato del gioco nella cultura, nella formazione delle società e nell’esperienza umana rimangono rilevanti in campi come l’antropologia, la sociologia, la filosofia e i game studies. Il libro ha anche influenzato i progettisti e gli sviluppatori di videogiochi (il famoso autore di videogiochi Hideo Kojima [Metal Gear Solid] ha basato la creazione del personaggio Homo Ludens, mascotte del suo studio di sviluppo, proprio sulle teorie di Huizinga), stimolando un più profondo apprezzamento per il ruolo del gioco nei media interattivi e nell’intrattenimento digitale.
La teoria dell’homo ludens.
In sintesi:
Il gioco è fondamentale nell’organizzazione sociale.
Anche gli animali giocano: quindi ilgioco rappresenta un fattore preculturale.
HOMO FABER
Sintesi della teoria dell’homo faber:
L’uomo è l’unico artefice del proprio destino.
Questa teoria si contrappone all’idea del fato.
HOMO SAPIENS
ECCE HOMO
HOMO HABILIS
Visse in Africa circa 2 milioni di anni fa e viene considerato il primo uomo vissuto sulla terra
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Evoluzione e diffusione della specie[
La teoria attualmente più riconosciuta stima che:
- la sottotribù Hominina si sia evoluta nel Rift africano da una popolazione di Ominidi, progenitori comuni agli scimpanzé, circa 5-6 milioni di anni fa
- il genere Homo si sia differenziato 2,3-2,4 milioni di anni fa dall’Australopithecus e diffuso sul globo come Homo erectus (Out of Africa I)
- la specie H. sapiens si sia sviluppata anch’essa in Africa circa 300 000 anni fa e successivamente (100 000-65 000 anni fa) sia ugualmente migrata tra i continenti (Out of Africa II) con possibili ibridazioni successive con specie affini (Homo neanderthalensis, Homo di Denisova
- Homo sapiens sapiens, l’essere umano moderno
- Gli umani moderni appartengono alla specie Homo sapiens, per alcuni autori suddivisibile in due sottospecie: Homo sapiens sapiens e Homo sapiens idaltu (tradotto approssimativamente come “uomo saggio maggiore”), estinto.
- I parenti più stretti ancora viventi di Homo sapiens sono le due specie appartenenti al genere Pan, comunemente noti come scimpanzé: il bonobo (Pan paniscus) e lo scimpanzé comune (Pan troglodytes). Le due specie sono ugualmente vicine, ovvero condividono lo stesso antenato comune; la differenza principale tra essi è l’organizzazione sociale: matriarcale per il bonobo e patriarcale per lo scimpanzé comune[16]. Il sequenziamento completo del genoma ha portato alla conclusione che “dopo 6,5 milioni di anni di evoluzione separata, le differenze tra bonobo/scimpanzé ed umani sono soltanto dieci volte maggiori di quelle esistenti tra due persone qualsiasi e dieci volte minori di quelle esistenti tra ratti e topi“.
- Infatti, il 98,6% della sequenza di DNA è identica tra le due specie di scimpanzé e gli esseri umani.[16][17][18][19] È stato stimato che la linea umana si sia distaccata da quella dei gorilla circa otto milioni di anni fa e da quella degli scimpanzé circa cinque milioni di anni fa. Tuttavia, un cranio ominide rinvenuto in Ciad nel 2001, classificato come Sahelanthropus tchadensis, risale approssimativamente a sette milioni di anni fa, la qual cosa potrebbe indicare una divergenza precedente[20]; anche studi del 2009 su Ardipithecus ramidus portano a 5,4-7,4 milioni di anni la probabile divergenza. Queste minime differenze genetiche hanno portato alcuni scienziati, il più noto dei quali al vasto pubblico è Jared Diamond, ad ipotizzare una riunificazione di uomini e scimpanzé sotto lo stesso genere Homo, come nell’originale schema di Linneo del Systema Naturae, edizione 1758. Ciò implicherebbe ovviamente una revisione totale almeno dei generi Pan, Ardipithecus, Kenyanthropus, Australopithecus e Homo.
- L’attuale variabilità genetica della specie umana è estremamente bassa, comparativamente a quanto succede in altri raggruppamenti tassonomici animali.
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